Scoperto un ruolo della fosforilazione della tau nella sclerosi laterale amiotrofica

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 08 giugno 2019.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) ha un tasso di incidenza annuale che oscilla tra 0,4 e 1,76 per 100.000 nella popolazione generale, con un esordio spesso oltre i 45 anni e un numero di uomini affetti all’incirca doppio di quello delle donne. Una debolezza avvertita al segmento distale di un arto è sovente il primo sintomo, seguito da una perdita di tono dell’avampiede con impossibilità di dorsiflessione, o da compromissione della motilità fine delle dita di una mano, con difficoltà nell’abbottonare e sbottonare, nel far girare una chiave, e così via. Dopo questi segni, una perdita di forza muscolare associata a fascicolazioni e crampi tende a diffondersi, spesso interessando avambraccio, braccio e articolazione della spalla. In breve, la debolezza atrofica delle mani e degli avambracci, le fascicolazioni, la lieve spasticità di braccia e gambe, l’iperreflessia generalizzata, in assenza di segni sensoriali, non lasciano dubbi per la diagnosi.

La sintomatologia di questa grave forma degenerativa della malattia del motoneurone deriva dalla perdita di neuroni motori corticali, tronco-encefalici e spinali, secondo una drammatica progressione apoptotica che priva i pazienti della motricità, della produzione verbale e dei movimenti respiratori, fino alla morte. Gli studi sulle cause hanno ottenuto risultati significativi solo per le forme familiari, geneticamente determinate, che però costituiscono una piccola frazione del totale, mentre per la stragrande maggioranza dei casi non si dispone di alcuna nozione eziologica. L’intensificarsi degli studi è per questo comprensibile e necessario.

Da tempo si conosce un legame genetico e patologico fra la SLA e la degenerazione lobare fronto-temporale (FTLD), e recentemente è emerso che nella FTLD la proteina legata ai microtubuli tau è fosforilata e depositata in maniera anomala. Stevens e colleghi hanno indagato la possibilità di reperire un simile tratto patologico nella SLA, ottenendo risultati interessanti.

(Stevens C. H., et al. Increased Tau Phosphorylation in Motor Neurons From Clinically Pure Sporadic Amyotrophic Lateral Sclerosis Patients. Journal of Neuropathology & Experimental Neurology Epub ahead of print doi: 10.1093/jnen/nlz041., 2019).

La provenienza degli autori è la seguente: School of Chemistry and Molecular Bioscience, University of Wollongong, New South Wales (Australia); Illawarra Health and Medical Research Institute, Wollongong, New South Wales (Australia); Charles Perkins Centre, The University of Sydney, Sydney (Australia); Brain and Mind Centre, Sydney Medical School, The University of Sydney, Camperdown, New South Wales (Australia).

Si propone un’introduzione alla principale malattia del motoneurone, tratta da un nostro precedente articolo, dal quale si estrae anche qualche elemento utile alla comprensione dello stato attuale delle conoscenze.

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA o ALS, quale acronimo inglese di amyotrophic lateral sclerosis), descritta per la prima volta dal neurologo francese Jean-Martin Charcot nel 1869, è la forma più comune di malattia del motoneurone dell’età adulta, che si sviluppa come processo neurodegenerativo ed evolve rapidamente, dopo l’insorgenza nell’età media della vita di sintomi quali debolezza ingravescente degli arti, atrofia muscolare e spasticità. Detta anche malattia di Lou Gehrig, dal nome del celebre giocatore americano di baseball che ne fu colpito[1] si presenta in forme familiari (5-10% dei casi) e forme sporadiche (il rimanente 90-95%), la cui causa non è ancora definita. Le forme familiari, per le quali sono stati descritti specifici mutanti (ALS1 associata a SOD1[2], ALS2 alla alsina, ALS4 alla senataxina, ecc.), costituiscono il modello di riferimento per lo studio sperimentale della patogenesi e della fisiopatologia di tutte le forme. In proposito si ricorda che uno studio condotto da Daryl Bosco del Massachusetts Medical Center di Worchester, con numerosi e prestigiosi colleghi fra cui menzioniamo Scott T. Brady e Gerardo Morfini del Department of Anatomy and Cell Biology, University of Illinois at Chicago, ha accertato che gli alleli mutanti e quelli normali di SOD1 condividono una conformazione aberrante e una via patogenetica. In altri termini, i risultati di quello studio suggerivano che il tipo normale di SOD1 può essere patogenetico nelle forme non familiari della malattia e indicavano un meccanismo patogenetico comune, SOD1-dipendente, sia per le forme familiari che per quelle sporadiche[3]. A tutt’oggi, però, questi risultati non hanno ancora trovato convincenti conferme.

Da un punto di vista clinico la malattia continua ad essere un flagello, perché se è vero che si sono fatti progressi nella percentuale di casi diagnosticati e nella tempestività dell’accertamento, è pur vero che l’utilità della conoscenza diagnostica è quasi nulla, perché non esiste ancora una terapia, e tutte le cure che si prestano all’ammalato rimangono rimedi palliativi non in grado di interferire con l’inesorabile progressione.

L’atrofia e la paralisi muscolare sono la conseguenza della degenerazione dei motoneuroni del midollo spinale e del tronco encefalico, la cui distruzione priva di tono, trofismo e riflessi i muscoli, compromettendo progressivamente le abilità motorie degli arti, la fonoarticolazione e la respirazione. Il quadro clinico è aggravato e complicato dalla spasticità, che è conseguenza della perdita dei neuroni motori della corteccia cerebrale. Il processo patologico, infatti, interessa sia i motoneuroni superiori, sia quelli inferiori del sistema nervoso centrale, evolvendo attraverso una serie di stadi che influenzano la dimensione, la forma, il contenuto, il metabolismo e la fisiologia di queste cellule”[4].

Ricordiamo che Diane B. Re e numerosissimi colleghi hanno concepito un modello di SLA co-colturale pienamente “umanizzato” e costituito da astrociti provenienti da adulti affetti dalla forma non familiare e motoneuroni derivati da cellule staminali embrionarie umane. Il modello riproduce effettivamente gli elementi cardinali della malattia umana. Gli astrociti provenienti dai pazienti affetti da SLA non familiare innescavano processi in grado di determinare la morte selettiva di motoneuroni. I ricercatori hanno sorprendentemente accertato la totale estraneità di SOD1 a questa tossicità degli astrociti provenienti da persone affette da forme ad eziologia ignota[5].

La morte dei motoneuroni innescata sia da astrociti provenienti da pazienti affetti da SLA sporadica, sia da astrociti provenienti da pazienti affetti da SLA familiare, si verifica attraverso necroptosi, una forma di necrosi programmata implicante la receptor-interacting protein 1 (RIPK1) e la mixed lineage kinase domain-like protein (MLKL). In breve, con il modello realizzato totalmente con cellule umane, si è rilevato che la morte dei motoneuroni mediata dalla via della necroptosi implica RIPK1 e MLKL, ma né SOD1 né TDP43 contribuiscono alla tossicità degli astrociti[6].

Stevens e colleghi hanno indagato la possibilità che nei motoneuroni degeneranti della SLA si possa avere una fosforilazione aberrante della proteina implicata nelle taupatie e nella degenerazione neurofibrillare intraneuronica della malattia di Alzheimer. A questo scopo, sono stati valutati gli epitopi tau che sono comunemente fosforilati nella FTLD, ossia serina 396 (pS396), 214 (pS214) e 404 (pS404), nei motoneuroni derivati da casi clinici di SLA sporadica pura, e sono stati messi a confronto con gli equivalenti ottenuti da volontari sani fungenti da controllo.

Nei motoneuroni inferiori affetti da SLA, la tau pS396 è stata identificata nel nucleo, o sia nel nucleo che nel citoplasma. Nei motoneuroni superiori affetti da SLA, la tau pS396 è stata osservata solo nel nucleo, solo nel citoplasma o in entrambi.

La tau pS214 e la tau pS404 sono state individuate solo nel citoplasma dei motoneuroni superiori e inferiori provenienti dai pazienti.

Un rilievo molto interessante è che il numero dei motoneuroni per millimetro quadrato positivi a pS396 e pS214, ma negativo a pS404, era notevolmente più alto negli affetti da SLA.

Infine, i ricercatori hanno rilevato una significativa perdita di motoneuroni negativi alla tau fosforilata nei pazienti rispetto ai controlli.

Nell’insieme i dati emersi da questa sperimentazione, per il cui dettaglio si rinvia alla lettura integrale dell’articolo originale, indicano una relazione complessa tra la durata della malattia e i motoneuroni positivi alla tau fosforilata in corrispondenza di specifici residui aminoacidici, chiaramente dimostrando un ruolo per la fosforilazione della tau nella SLA, ma al contempo evidenziando la necessità di ulteriori studi.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle numerose recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-08 giugno 2019

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Si veda, anche per l’ipotesi di un ruolo delle attività sportive nell’eziologia delle forme sporadiche: Note e Notizie 05-05-07 SLA, la malattia di Nuvoli, Welby e Coscioni.

[2] L’enzima citosolico rame/zinco superossido dismutasi 1 o SOD1, che converte l’O2 superossido in H2O2, poi metabolizzato in acqua e ossigeno da catalasi e glutatione perossidasi, può costituire fino all’1% delle proteine del cervello. Il gene per SOD1 è localizzato sul cromosoma 21 e codifica una subunità di 16-18 kDa che lega un Cu2+ ed uno Zn2+ e, associandosi in omodimeri, costituisce la forma attiva dell’enzima (si veda in Note e Notizie 15-09-07 SOD1 senza metalli forma oligomeri che causano la SLA).

[3] Si veda in Note e Notizie 30-10-10 Nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA) SOD1 normale e mutante condividono conformazione aberrante e via patogenetica.

[4] Note e Notizie 01-03-14 La necroptosi potrebbe essere un target terapeutico per la SLA.

[5] Come è noto, SOD1 mutata è responsabile della forma familiare di SLA più conosciuta ed è stata implicata anche nella patogenesi di forme sporadiche.

[6] Cfr. Note e Notizie 01-03-14 La necroptosi potrebbe essere un target terapeutico per la SLA.